mercoledì 30 dicembre 2009

El Mas Macho chiude l'anno


Con una Shooting Star Press.
L'Officina è una divinità pagana.
Adoratelo come tale.

lunedì 28 dicembre 2009

Prove tecniche di disturbo della quiete pubblica

Onorato di essere a bordo.
Si va a caccia della balena bianca.
Altro, per ora, qui.

domenica 8 novembre 2009

Jésus meets the Rancho de La Muerte Massacre

Jésus non ama post doppi.
Io me ne fotto, e ne affronterò le conseguenze.

domenica 1 novembre 2009

Back from L

Andato e tornato. Un bagno di sangue.
E di ormoni maschili regalati con troppo slancio alle altrui narici.
Visto cose, parlato con gente, contratto debiti di sangue (Tommaso e Bi-Angelica, mi riferisco a voi). Il solito.
Visto che mi sento buono, e che il cuggino ammeregano è in forma smagliante, ciocco giù qualcosa.

Edit: visto che la connessione oggi mi ha tradito, e il post è rimasto a languire nelle bozze, faccio lo sbragone.


La mano è di Satan's Finest. Come sempre.

sabato 26 settembre 2009

Jésus loves boobs


Anche noi.

giovedì 30 luglio 2009

Back!

Ci sarebbero mille cose da dire.
Ma vaffanculo, cuccatevi queste!


giovedì 9 luglio 2009

Nearly leavin'



Sì, sono vivo.
E sì, il pistolino mi funziona ancora.
Come? Chi l'ha chiesto?
E' viral marketing, baby.
Soprattutto la niùs sul pistolino.

giovedì 4 giugno 2009

Kwai Chang Caine


R.I.P.

martedì 17 marzo 2009

Siamo verso la fine


Dell'inizio.
Della Fine.

lunedì 9 marzo 2009

Relatività


Sono nella stanza dai vetri oscurati. Si vede tutto, fuori. Ma nessuno fuori può vedere quello che succede dentro. Sul sentire, però, è tutto un altro paio di maniche. Anche i privilegi gerarchici cedono di fronte al budget. Mi guardo intorno, e mi vedo inscritto tra una doppia scrivania, uno schermo al plasma a muro, un angolo bar e la vetrata che da’ sul reparto amministrativo. Tutto al femminile. Detto così sembrerebbe il paradiso, ma la stanza ha l’odore stantio di chiuso, e mi ricorda la teca di Ötzi, la Mummia del Similaun. L’uomo ha sempre cercato di rendere accoglienti i propri feretri.
“Deve maturare le ferie, prima di poterle chiedere.” Mi dice così, senza neppure guardarmi in faccia. È perso nella contemplazione di alcune stampe di Escher. “Sì, certo”, rispondo. Non certo una frase memorabile, ma cosa avrei dovuto dire? Mi annoio, l’odore mi disturba e sto guardando le gambe della stagista. Sono impegnato. “Qui si vive del Fatturato, e per la Compagnia le ferie sono un debito nei confronti dell’impiegato.” Belle gambe, niente da dire.
“Quindi, non appena le avrà maturate, dovrà esercitarle. Bisogna tenere duro, masticare amaro. È un periodo di crisi…”. Dice tutto senza staccare gli occhi dai lavori di Escher. “Ovviamente”, rispondo io, senza staccare gli occhi dalla stagista.
Le segretarie tornano dalla pausa caffè, la quarta della mattina. Prendono tutte il caffè dalla macchinetta al piano di sopra, quella cui non viene mai pulito il serbatoio dell’acqua. Ha le alghe, ormai. È buono per uno studio botanico. Sembrano uscite da un incontro con Tito Ortiz. Ma d'altronde, qui si entra ogni mattina pensando al fatturato, e si esce contando il ricavo. Sperando di aver compilato abbastanza carte da soddisfare la fame del Faraone che dorme nella teca dai vetri offuscati.
“Mi sta ascoltando?”, mi chiede. È ancora impassibile, perso in simmetrie nascoste. “Hm, no, mi scusi, mi ero perso.” Come se potessi andare da altre parti, ora che sono qui. “Ecco, vede? È anche di questo che volevo parlarle. Lei non fa gruppo. Non mangia con noi, non viene agli aperitivi, non partecipa. Lei è…” per un attimo temo che possa perdere la via al suo mondo di rototraslazioni, ma subito riattacca. “…Lei è fuori contesto.”
Davvero un bel telaio, la stagista. Peccato sia simpatica come un montanaro con la basa cattiva.
“Eh, vede… ho altro da fare. Non c’è spazio, in mensa. Si soffoca, e si sente solo parlare di matrimoni e fatturato. Fatturato e matrimoni. E poi fa troppo caldo. Preferisco uscire.” Inizia a dare segni di agitazione. “Ma così non si amalgama, non mi salda la catena. La Compagnia vive della catena.”
“Non è che mi senta troppo parte della catena.” “Come, scusi?” non guarda più le stampe appese alla parete. Guarda me. Ma non mi vede. Vede l’impossibile. Ha la bocca spalancata a O. Se continua così ancora per qualche minuto gli verrà un’emiparesi.
“Dicevo che non mi sento parte della catena. Che non voglio farne parte, non sono un anello. Sono io e basta.” Sbuffa, si agita, ma rimane sempre composto. Il successo è immobile. “Ma lei non capisce! La Compagnia vive sui clienti, e sono quelli come lei che li mantengono soddisfatti e ci fanno vivere!”
Ecco la vita. In meno di venti secondi si passa da anello di ghisa a escort di basso rango. Poteva anche andare peggio.
“No, in effetti non capisco.” Capisco benissimo che mi farei uno spritz, e inviterei pure tutto il reparto. Quello femminile.
“Non capisco perché devo stare con le ginocchia tra fango e morchia, a lavorare oltre l’orario prefissato, solo per permettere alla compagnia di chiedere un fatturato extra al cliente. Non capisco perché debba passare la vita in camere d’albergo in compagnia degli annunci pubblicitari delle calde studentesse ninfomani.”
“E soprattutto non capisco se per morire devo prima maturare le mie cazzo di ferie.”

lunedì 2 marzo 2009

Death Valley Driver

Tornato barely alive. Assolutamente non legal.
Omaggi sparsi all'Officina, E_Bone, das Buccio, Lorenzo P., Andrea L., Andrea C., Miss R.. Omaggi sparsi pure al prosecco e al vodka martini, bevuto a sbafo dai Drawers. Ma si sa, sono l'ultimo dei peggiori.

lunedì 2 febbraio 2009

Post A.

Al cosplayer di Gipi, fisso da Casterman a fingere di bere una Leffe già vuota.
Al boss dell'Hotel Heritage, che ci ha fatto il check out in accappatoio rosso.
Al Cognac.
A Motosega, che ha causato crisi nervose.
A Jodi, che ci ha fatto passare per VIP.
Al pass Professionel, naturalmente piratato, che ci ha garantito caffè gratis.
Al migliore di tutti, Michele Penco, inspiegabilmente in fila con gli aspiranti autori.
A quello che ci ha preso in giro giovedì perchè avevamo le valigie. Ti è andata di lusso, coglione.
A tutti gli altri.
Al socio, cui regalerò la Dolce Euchessina, ma che è stato grande lo stesso.
A Leone, che mi ha accolto con qualcosa tipo "Hai fatto lo splendido tre giorni? Adesso dammi da mangiare, bastardo".

N.B.: anche indicare la strada a uno che credi di aver visto mille volte ma di cui ti sfugge il nome, realizzarlo dopo che ti ha salutato e gridare "Puttanaeva! Era Munoz!", non ha prezzo.

lunedì 26 gennaio 2009

Raziocinio e allucinazione



«Si potrà chiedere in che senso il delirio sia conoscenza: semplicemente, presupponendo che la realtà non sia reale, che anzi il concetto stesso di “realtà” altro non sia che una bassa invenzione pedagogica, una minatoria falsificazione moralistica». (Giorgio Manganelli su Edgar Allan Poe).
Le matite sono di quel macho boracho del socio.

mercoledì 7 gennaio 2009

Mamma! Mamma! Ho rotto uno specchio...



...E mi sono visto riflettere, deformare e amputare dai frammenti che cadevano a terra.
Ma forse tutto sta nel modo in cui si guardano le cose, e a cosa le si rapporti per valutarle.
L'opinione dominante è pur sempre un'opinione, e un'immagine solo un'immagine.
Nessuno di questi frammenti mi vede dentro, vero mamma?

Alle matite, sempre il prode socio.